giovedì 27 agosto 2009

La scoperta delle Corna (Parte II)

(SEGUITO DEL POST PRECEDENTE)
Quel giorno a scuola non ci stavo con la testa. I miei alunni capirono il mio disagio, pensando forse in un malore. Presi un altro permesso e tornai a casa. Lei non c'era... era a scuola.
Controllavo l'orologio ogni cinque minuti. Mi sentivo male... pensavo a come sarebbe finita. Pensavo, effettivamente, che sarebbe finita...
Eppure l'amavo. L'amavo tantissimo, e cominciai a pensare di perdonarla, a dirle di lasciar stare quella storia (se mi amava l'avrebbe fatto) e di ricominciare. In fondo bastava che mi confessasse che era stato solo sesso...
O no?
Una parte di me diceva di no, fortemente NO! Era mia moglie... e non poteva farsi scopare dal primo che capitava, mettermi le corna, mancarmi di rispetto in quella maniera. Era mia moglie e no, non poteva tradirmi...
Un'altra parte di me, invece, diceva che me l'ero cercata. Riflettei su quanto era passato dall'ultima volta che avevamo fatto l'amore: circa una decina di giorni. E l'ultima volta che le avevo detto di no ad un'uscita la sera? Sì... ero stato uno stronzo.
La parte di me che si addossava ogni colpa, e che voleva perdonarla, era alimentata da un'altra parte di me... che venne fuori violenta e focosa, inaspettata. Mentre pensavo di perdonarla, di dirle che ero stato un coglione, di dirle di ricominciare, sentivo un calore assurdo... ed un'eccitazione fuori dalla norma. Fu allora che realizzai che il fatto di sapere Angelica nel letto di un altro, in quei mesi, oltre a farmi restare di merda, mi eccitava da morire. Avevo il cazzo che mi scoppiava nei pantaloni. Corsi in bagno, me lo tirai fuori e dopo un paio di colpi schizzai violentemente. Mentre l'orgasmo si spegneva, però, mi accorgevo di aver fatto un errore...
Con l'eccitazione passata, infatti, mi piombò di nuovo addosso il fatto "grave" della faccenda: il tradimento. All'eccitazione e alla voglia di perdonarla subentrò la rabbia...
Fortunatamente, quando lei arrivò, riuscii ad accoglierla calmo. I bambini sarebbero stati tutto il giorno dai nonni.
Ci sedemmo a tavola. Iniziò allora il racconto, ma ciò che scrivo - sia chiaro - è comunque un'approssimazione di ciò che realmente successe, seppur tutto il senso e le spiegazioni siano effettivamente quelli. In certe situzioni il tempo si dilata, e i sensi si confondo...
Ricordo ancora la prima cosa che lei mi disse:
«Hai qualcosa da dirmi?»
Restai in silenzio. Lei aveva gli occhi lucidi.
«Chi è?», chiesi io.
«Che importanza ha?»
Me l'aspettavo... mi aspettavo quella risposta! E glielo dissi, in maniera tutt'altro che calma. Lessi nei suoi occhi timore. Le chiesi scusa.
«So di non esserti stato vicino in questi mesi, so di averti trascurato... ma penso che ciò non basti a giustificare un tradimento...», le dissi. E invece, in cuor mio, pensavo che bastasse eccome.
Lei non ci mise tanto a dirmelo con parole sue. Mi elencò tutte le mie mancanze e tutti i suoi stati d'animo. Mi ricordò alcuni episodi nei quali, effettivamente, l'avevo trattata non più come moglie o donna, ma come mamma e casalinga part-time. Mi sentii uno schifo.
«Hai ragione...», ammisi. Di tanti difetti che ho, almeno mi si deve riconoscere la coerenza e l'ammissione di colpe. Angelica aveva ragione, punto.
A quel punto le chiesi di raccontarmi tutto... chi fosse lui, dove lo aveva conosciuto e come si svolgeva la loro storia. Sinceramente fui più brusco, dicendo testuali parole "E cosa avete fatto..."
Lei iniziò: lui era un ragazzo 25enne (lei mi aveva SEMPRE detto di non essere stata mai interessata a ragazzi e uomini più piccoli di lei!), conosciuto a scuola durante dei lavori di ristrutturazione. Cazzo... il classico "muratore", pensai.
Angelica era allora una supplente 30enne, molto carina, ed ecco che il ragazzo, sicuro di sé, iniziò subito a corteggiarla. Due furono i fattori scatenanti per Angelica:
1) La mia totale assenza come uomo e come amante.
2) La bella presenza di Claudio (questo il nome) e i suoi modi impeccabili.
All'ennesimo complimento ben fatto, praticamente lei era già sua. I due presero un caffè al bar della scuola, poi lui, capendo la situazione, le lasciò il suo numero.
Il giorno dopo Angelica provò ancora una volta a rendermi partecipe della vita di coppia che ancora voleva con me. Ma io le negai nuovamente l'attenzione che cercava e meritava.
Mentre raccontava tutto questo un crampo allo stomaco mi assalì... scuotevo la testa. Ero stato davvero un grandissimo COGLIONE. Me ne pentivo amaramente...
Alla mia nuova mancanza, il giorno dop Angelica comprò una scheda della TIM. Appena uscita dal negozio chiamò Claudio e lo invitò per un aperitivo. Quello stesso pomeriggio i due si videro, mentre io, pensandola da un'amica, ero al pc a guardare qualche notizia e qualche sito porno.
Dopo l'aperitivo lui la invitò a casa sua. Lei provò a dire no. Lui insistette.
Un'ora dopo il primo no, Angelica era nel letto di Claudio, che la stava scopando per la seconda volta. Poco prima di lasciare l'appartamento, lei gli riferì che quello era stato solo un bell'"incidente", e che sarebbe finito lì.
Una settimana dopo Angelica era per la seconda volta nel letto di Claudio, e quella volta, quando andò via, lei lo baciò e gli disse che l'avrebbe richiamato appena poteva.
Ecco come era iniziata la loro storia. Per quasi 13 mesi si erano visti dalle 2 alle 4 volte alla settimana. Non riuscii a spiegarmi come potesse essere accaduto tutto senza che io me ne fossi accorto. Incredibile...
«Mario, per te non esistevo... non so se l'hai capito...», mi disse. L'avevo capito.
Ma in quel momento sentivo che esisteva solo lei. Mi vergogno un po' ad ammetterlo... ma piansi. Lei mi abbracciò... le dissi che l'amavo. Lei non rispose. Glielo ridissi, guardandola negli occhi...
«Non me l'hai dimostrato...», rispose.
Le dissi allora che avrei fatto di tutto per riconquistarla, che non volevo che finisse.
Lei mi disse che non era così facile. Allora pensai che si fosse innamorata di Claudio.
"No", fu la sua risposta. Ma in quei 13 mesi quel ragazzo aveva fatto parte della sua vita, l'aveva fatta sentire donna, femmina, amante... gli voleva bene.
«E allora?», chiesi.
Lei mi rispose che non sapeva cosa fare, ma che l'indoma ne avrebbe parlato con lui.
Incredibilmente il mio cazzo divenne di marmo: Angelica rivedeva Claudio, l'indomani.
«Solo per parlare?», chiesi io come un adolescente geloso.
Lei mi rispose male, dicendomi che non lo sapeva... che era tutto così difficile.
Sentivo che la stavo perdendo... che tutto nella mia vita poteva cambiare, che lei poteva non esserci più. Allora le chiesi quasi in lacrime di non lasciarmi (INCREDIBILE! Io cornificato che chiedevo a lei di non lasciarmi!).
Provai a baciarla... lei si ritrasse. Mi guardò... e finalmente mi baciò.
Volevo fare l'amore con lei... ma lei capì.
«Non adesso...»
Restai in silenzio.
«Domani vedo Claudio, e decideremo il da farsi. Non è facile Mario...»
«Dimmi se lo ami allora!», le urlai...
«No, non lo amo... ma mi piace...»
Quella risposta mi gelò il sangue nelle vene. Cosa voleva dire? Lo sapevo...
Le chiesi allora se poteva anticipare l'uscita. Volevo che tutto finisse al più presto. Lei lo chiamò. Riuscì a fissare un appuntamento con lui, in serata.
Restammo in silenzio per buona parte del resto della giornata, in attesa dell'uscita di Angelica con Claudio.
In un attimo di follia avevo anche pensato di chiederle di chiarire a casa nostra, lei e lui...
Non lo feci.
Arrivò l'ora, e lei uscì, baciandomi. Buon segno, pensai...
Corsi in bagno e mi segai per la seconda volta.
Il resto fu un'attesa snervante e febbrile.
(SEGUE NEL POST SUCCESSIVO)

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